Buone Pratiche per la disinfezione delle superfici e dei locali a rischi diffusione coronavirus

emergenza coronavirus 1200x630

Abbiamo fatto una ricerca in merito a quali siano le migliori pratiche operative da impiegare per la disinfezione delle superfici e dei locali a rischio diffusione del Coronavirus.

Si allegano a tal proposito alcune pubblicazioni che abbiamo trovato e che spiegano le procedure fino ad ora diffuse anche dal Ministero della Salute (vedi recentissimo allegato con Indicazioni e chiarimenti).

Al momento non è nota la carica virale dei coronavirus su superfici inanimate ma, in situazione di epidemia, per ridurre la diffusione di questo virus, è fondamentale diminuire la carica virale sulle superfici mediante disinfezione, in particolare delle superfici frequentemente toccate dalle persone dove si può concentrare la massima carica virale.

L’OMS raccomanda di “assicurare che le procedure di pulizia e disinfezione ambientale siano eseguite in modo coerente e corretto.

La pulizia accurata delle superfici ambientali con acqua e detergente e l’utilizzo di disinfettanti comunemente usati a livello ospedaliero (come l’ipoclorito di sodio) sono procedure efficaci e sufficienti” (Vedi pubblicazione allegata).

In particolare, è consigliato l’utilizzo di candeggina alla diluizione di 1:100 di ipoclorito di sodio al 5% per una concentrazione finale dello 0,05%.

Sempre l’OMS raccomanda una concentrazione di etanolo 70% per la disinfezione di piccole superfici.

Sulla base di queste informazioni per evitare la diffusione del coronavirus e prevenire le infezioni correlate all’assistenza in ambito sanitario occorre mettere in atto tutte le principali procedure e buone pratiche di infection control previste e suggerite anche dall’ECDC: sanificazione regolare delle stanze dei pazienti, dei mobili e delle superfici con disinfettanti ospedalieri attivi contro i virus, utilizzo di attrezzature mediche dedicate o, se possibile, monouso.

I dati sull’inattivazione dei coronavirus sono stati esaminati in studi che hanno testato gli agenti biocidi in test di sospensione e in test con vettore.

Questi coronavirus sono efficacemente disattivati mediante procedure di disinfezione delle superfici, in circa 1 minuto, con etanolo a concentrazioni comprese tra 62-71%, con perossido di idrogeno allo 0,5%, o con ipoclorito di sodio allo 0,1%.

Altri agenti biocidi come l’ammonio quaternario allo 0,05-0,2%, o clorexidina digluconato allo 0,02% sono risultati meno efficaci.

È ipotizzabile che concentrazioni simili di queste stesse molecole possano avere effetti simili anche contro il SARS-CoV2.

A riguardo del Coronavirus responsabile della sindrome respiratoria del Medio Oriente MERS-CoV, e in ambito veterinario il virus della gastroenterite trasmissibile (TGEV) e il virus dell’epatite di topo MHV, emerge una durata della persistenza nell’ambiente ridotta a temperature più alte di circa 30° C o 40°C.

Tuttavia, a 4° C la persistenza sulle superfici di TGEV e MHV può arrivare a 28 giorni.

Questi dati sono in linea con altri documenti in cui è riportata la stabilità ambientale di alcuni coronavirus (vedi pubblicazioni): si stima che il coronavirus della sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV) sopravviva diversi giorni nell’ambiente e il coronavirus correlato alla sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS-CoV) possa sopravvivere per più di 48 ore a una temperatura ambiente media di circa 20° C su diverse superfici.